Hackathon solidale: la sfida del CAG Poliedro della cooperativa Farsi Prossimo

foto hackathon 300x226La parola hackathon viene da “hacking” = rompere e “marathon”.

Un hackathon è un “seminario di intelligenza collettiva” in cui i partecipanti, con profili anche professionali e di provenienza diversi, lavorano in squadre per risolvere una sfida strategica, in un tempo molto limitato, per risolvere problemi usando l’informatica.

E proprio perché una sfida, la proposta è piaciuta molto alla cooperativa Farsi Prossimo, che lo scorso febbraio ha partecipato a un hackathon solidale organizzato dall'organizzazione francese Big Bloom, specializzata proprio in questo genere di iniziative.

Al centro del progetto è stato il Centro di aggregazione giocvanile - CAG Poliedro, perché le 4 squadre che hanno partecipato avevano il compito di trovare un prodotto in grado di portare al CAG ragazzi e ragazze adolescenti, in un contesto come quello del quartiere di Villapizzone, dove la maggior parte della popolazione è di origine straniera.

Le squadre erano composte da un coach, un designer e un gruppetto di dipendenti di aziende, lavoratori dei settori bancario, finanziario, moda, make-up… e dalle due educatrici della cooperativa Farsi Prossimo, Sara e Angela.

«È sicuramente difficile raccontare in poche righe un’esperienza così densa. Mi viene in mente la parola “contaminazione”, che forse rappresenta una buona sintesi – ha raccontato Angela Moscovio. - Il mondo del profit e del non profit, almeno secondo il mio punto di vista, fanno ancora molta fatica a dialogare, hanno stili e modalità di lavoro differenti.
Durante l’hackathon siamo riusciti a far incontrare le diversità: chi non aveva mai sentito parlare di cooperazione sociale o di adolescenti ha mostrato un reale interesse per il nostro mondo, senza retorica, al di là del doversi occupare della responsabilità sociale di impresa e noi, operatori sociali, ci siamo lasciati scuotere da un modo di lavorare sicuramente più “spregiudicato”, ma non per questo meno “etico”, che sa essere più efficace ed efficiente del nostro».

Qui raccontano la loro esperienza