L'ARCOBALENO: Casa Abramo, il "momento di uscire allo scoperto"

ventennale casaabramo 22 pic“È arrivato il momento per Casa Abramo di uscire allo scoperto attraverso azioni mirate sul territorio che possano sensibilizzare le persone e accompagnarle ad accogliere".

 

Nelle scorse settimane Casa Abramo, struttura lecchese gestita dalla cooperativa L'Arcobaleno che accoglie uomini in situazione di difficoltà ed emarginazione, persone che hanno vissuto un'esperienza in carcere, in strada, una dipendenza, ha compiuto vent'anni.

 

L'anniversario di casa Abramo è diventato quindi occasione di informazione e sensibilizzazione sui temi della cultura dell'accoglienza, soprattutto nei confronti delle persone socialmente più fragili.

 

È lo è stata proprio con una rassegna di eventi aperti alla cittadinanza: dalla rappresentazione teatrale “Scusa si son nato pazzo” messa in scena dalla compagnia Stabile Assai, fondata dal regista e attore Antonio Turco, già direttore dell’area pedagogica della Casa di Reclusione di Rebibbia, a quella messa in scena dalla compagnia Rataplan, “Peter senza Pan”, in cui – attraverso uno spettacolo – si è trattato il tema del burn out, la sindrome che colpisce gli operatori sociali nei diversi scenari del lavoro educativo e della relazione di aiuto.

 

E poi il progetto Extrema Ratio, che ha coinvolto quasi 400 studenti degli Istituti Superiori di Lecco e Provincia. I ragazzi, accompagnati dai loro docenti, hanno effettuato il percorso nella cella dopo una preparazione in aula attorno al tema della legalità e della giustizia affrontato sia in termini preventivi che nell’ottica di sensibilizzazione.

 

Il momento più denso di contenuti è stato però il convegno “Diversamente liberi”, organizzato dalla cooperativa L'Arcobaleno insieme alla Caritas Ambrosiana.

 

Casa Abramo è nata dal bisogno di attivare “accoglienze complesse e articolate come quelle dedicate al reinserimento sociale di ex detenuti e di detenuti in misura alternativa alla pena che non avevano accesso effettivo a propri diritti” - come ha raccontato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, richiamando il monito che il cardinale Carlo Maria Martini lanciò all'apertura di Casa Abramo, vent'anni fa, - “secondo cui il carcere deve essere concepito in termini di rigorosa extrema ratio, devono essere privilegiate le pene alternative già previste dal nostro ordinamento e deve essere riconosciuta, anche a queste persone, piena cittadinanza attraverso un supplemento di sostegno e accompagnamento. Cosa che Casa Abramo ha offerto nel concreto coniugando la carità alla cultura dell’accoglienza”.

 

E negli anni Casa Abramo si è dimostrata “casa accogliente, fondata sulle relazioni prima ancora di offrire servizi funzionali ed efficienti”, ha ricordato Renato Ferrario, presidente della cooperativa L’Arcobaleno.

 

Una Casa che continua così il suo cammino di “dimora relazionale che negli anni si è dimostrata capace di accogliere ospiti ritenuti scomodi” - è il lancio per il futuro di Micaela Furiosi, coordinatrice di Casa Abramo - “ma anche di aprire le porte alla cittadinanza sensibile, proprio come è accaduto in questi giorni”.