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Cari amici e colleghi, la nostra newsletter denunciava il clima di intolleranza che sta avvelenando la nostra società: vediamo ogni giorno insulti verso chi è creduto diverso - che sia perché straniero, disabile o “matto” -, verso chi è povero e vive per strada, perché dà fastidio, verso chi con queste persone ci lavora. Abbiamo la sensazione che non manchi solo la solidarietà, la tolleranza, la capacità di vestire i panni altrui. Manca anche il semplice buon senso. La politica cavalca paure e gonfia gli animi creando situazioni distorte: lo vediamo nelle scelte politiche che mettono in pericolo quello che da anni cerchiamo di costruire, con pazienza, competenza e anche con fatica. Ultima, la mozione di Regione Lombardia che vorrebbe scoraggiare i Comuni dall’impiegare i richiedenti asilo come volontari nella cura del verde pubblico. Un'idea che va nella direzione opposta rispetto al progetto Extrapulita che stiamo portando avanti ormai da un anno nel comune di Milano. Qui squadre miste di operatori professionisti, di tirocinanti e volontari sono impegnate a mantenere pulizia e decoro in alcuni quartieri della città. Qual è il senso di Extrapulita? Intanto fare un'esperienza che potrà sfociare in un contratto di lavoro vero e proprio, dando un'opportunità per uscire dalla disoccupazione. Per i migranti, in particolare, è inoltre un'occasione per crearsi una rete di conoscenze e imparare l'italiano, per rendersi cittadini attivi e partecipi nella loro nuova città. Infine per la città è l'opportunità di essere più pulita, più curata e – perché no – più solidale. Qual è il senso di impedire tutto questo, e addirittura premiare chi non lo fa? Francamente non lo vediamo. A meno che – ci viene il sospetto – sia proprio quello di costringere all'inattività centinaia di persone che, inevitabilmente, girerebbero senza nulla da fare. Questo risultato permetterebbe di soffiare sul fuoco dell'indignazione per i migranti che bivaccano per le strade. Ma se realmente fosse più importante la propaganda che la costruzione di comunità più integrate, pulite e sicure, allora l'unico senso che mancherebbe in tutto questo sarebbe davvero il buon senso. Giovanni CarraraPresidente di Consorzio Farsi ProssimoBRUZZANGELES FAKERS, UN ANNO DI BASKET ALLA MIZAR![]()
Compie un anno la squadra di basket formata da operatori e ospiti di comunità di salute mentale della cooperativa Filo di Arianna. Una bella esperienza che vale la pena sostenere, vi raccontiamo come e perché. NEL LECCHESE ORA C'È L'INFERMIERA DI COMUNITÀ
Una volta c'era il medico di famiglia, oggi c'è anche l'infermiera di comunità. CREATIVA-MENTE, PROGETTO DI ARTE TERAPEUTICA ALL'OSPEDALE DI GARBAGNATE
Anche l'arte può curare, e la creatività permettere a una persona di esprimersi, di essere viva, di essere se stessa. È l'idea che sta alla base del progetto Creativa-mente, pensato dalla nostra cooperativa Intrecci insieme a Stripes, un'altra cooperativa sociale che – come la Intrecci – lavora nell’Alto Milanese, in Brianza e nel Varesotto a favore delle persone con problemi di salute mentale. WEMI, UN LABORATORIO DOPOSCUOLA PER RAGAZZI CON DSA
C'è un nuovo supporto per i ragazzi con DSA, i cosiddetti Disturbi specifici dell'apprendimento. Si tratta di un laboratorio pomeridiano, in pratica un doposcuola specifico per sostenere i ragazzi nello studio. Si chiama “Che Studio” ed è rivolto esplicitamente ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado (le scuole medie). È un servizio messo in campo dalla cooperativa Farsi Prossimo all'interno dello spazio WeMi di via Pacinotti.
FRA NOI, IN FAMIGLIA. LE STORIE DELLE FAMIGLIE CHE HANNO ACCOLTO UN MIGRANTE
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