200 rifugiati accompagnati all'autonomia: la conclusione del progetto "Fra Noi"

 

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Si è tenuto martedì 15 gennaio 2019 alla Cascina Triulza di Milano Che non resti Fra Noi, evento conclusivo del progetto FAMI “Fra Noi - Rete nazionale di accoglienza diffusa per un'autonomia possibile”, finalizzato alla sperimentazione di interventi volti all’integrazione stabile dei titolari di Protezione Internazionale.

Il progetto - di cui Consorzio Farsi Prossimo era capofila di oltre 40 enti profit e no profit diffusi in dieci regioni italiane – era finanziato attraverso il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2010 (FAMI) dell’Unione Europea e del Ministero dell’Interno e si è formalmente concluso il 31 dicembre scorso.

Importanti i risultati ottenuti: 566 le azione personalizzate studiate per le persone incontrate, 278 quelle realizzate e concluse, un totale di 194 persone accompagnate verso l'autonomia socio economica.

Per ciascuna di queste persone sono state individuate delle azioni che, nel singolo caso, avrebbero potuto dare un'ultima spinta e fare la differenza tra l'essere autonomi nel loro nuovo Paese o l'essere ancora dipendenti da aiuti. Si è trattato di azioni molto varie.

Per qualcuno l'opportunità in più è stato un periodo di accoglienza in una famiglia italiana (è stato calcolato che negli ultimi tre anni ben 1300 famiglie hanno contattato associazioni e enti che si occupano di questo progetto per dare la propria disponibilità a ospitare un migrante a casa propria). Le famiglie del progetto “Fra Noi” hanno accolto gratuitamente un titolare di protezione internazionale per un periodo di qualche mese: si possono approfondire alcune storie a questo link.

In altri casi sono state progettate azioni per aiutare l'inserimento lavorativo: da aiuti molto pratici - come l'acquisto di abbonamenti per i mezzi pubblici o una bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro, o ancora il sostegno di una baby sitter per il figlio per permettere al genitore di andare a lavorare - iniziative più mirate o strutturate come un tirocinio professionale o l'accompagnamento alla ricerca del lavoro e la valorizzazione del curriculum attraverso LinkedIn.
Sono state 118 le persone inserite in azienda con un tirocinio, prevalentemente nel settore alberghiero e ristorazione (43%), nel commercio/servizi (21%), nel manifatturiero (12%). Di questi, circa un terzo sono già stati assunti.

Infine, le cosiddette “azioni casa” - cioè le azioni di sostegno per permettere ai beneficiari del progetto di abitare in una casa in autonomia: si è trattato di azioni quali l'aiuto nella ricerca della casa, il sostegno economico per le prime bollette o per le prime mensilità di un affitto – che hanno permesso a 100 tra persone e nuclei familiari di entrare in una casa.

Ma tra gli obiettivi centrati non ci sono solo i numeri. Perché il progetto “Fra Noi” è il primo progetto dedicato all'integrazione con dimensione nazionale: ha permesso infatti di creare una rete tra enti che si occupano di accoglienza ciascuno sul proprio territorio, scambiando informazioni, modalità di lavoro, creando un confronto e permettendo di imparare gli uni dagli altri.

IMG 20190115 120505 01E condividendo buone prassi replicabili sul tema dell'accoglienza in famiglia, degli inserimenti lavorativi e dell'autonomia abitativa.

«Il concetto di autonomia è strettamente legato a quello di interdipendenza reciproca. Sperimentiamo che ogni persona è tanto più autonoma, quanto più è consapevole di essere connessa con chi ha intorno - ha detto Giovanni Carrara, presidente di Consorzio Farsi Prossimo. - Questo vale per le persone, ma vale anche per le realtà come le nostre: creare un'interconnessione tra le singole esperienze sul territorio, o con soggetti attivi in ambiti diversi, come le aziende, ha consentito di ampliare il ventaglio di opportunità: di integrazione, lavorative, abitative».

«Abbiamo sperimentato un approccio diverso al lavoro, alla casa e all'accoglienza, mettendo al centro le persone - ha aggiunto Milena Minessi, project manager del progetto “Fra Noi”. - L'auspicio è che, da domani, queste esperienze vengano diffuse, utilizzate e modificate per arrivare a un modello, applicabile ad ambiti diversi, ben oltre il mondo dell'immigrazione».