Come sta andando il progetto FAMI Fra Noi

rifugiato in famigliaSenza autonomia non c'è integrazione: per questo i percorsi di accoglienza che mettiamo in campo nel nostro lavoro hanno come obiettivo primario la ri-conquista dell'autonomia della persona arrivata in Italia.

Questo è anche il principio base del progetto FAMI Fra Noi, a cui Consorzio Farsi Prossimo sta lavorando da qualche mese insieme a oltre 40 partner in tutta Italia, che – attraverso una rete diffusa, presente in dieci regioni italiane – permette di implementare e ottimizzare le risorse, di fare scambio di informazione tra gli operatori e condividere i modelli che sembrano funzionare.

1. Gli assi portanti del progetto: scambio e formazione degli operatori

Lo scambio di informazioni e la formazione continua e specifica sono due degli assi principali del progetto, finanziato attraverso i fondi FAMI, il Fondo asilo migrazione e integrazione”, cofinanziato da Ministero dell'Interno e dall'Unione Europea.

I destinatari sono le persone in uscita dal sistema SPRAR (Sistema di protezione rifugiati e richiedenti asilo) - finanziato dal Ministero dell'Interno - e che hanno ottenuto il riconoscimento di una forma di protezione internazionale, e quindi hanno un permesso per rimanere in Italia legalmente.

Con il progetto FAMI Fra Noi sono stati finora predisposti 189 progetti personalizzati di integrazione per persone in uscita dallo SPRAR.

Attraverso questi progetti, 22 persone hanno proseguito il percorso di accoglienza inseriti presso un nucleo famigliare, che li ha accompagnati a stringere legami di comunità con il territorio ospitante, 93 persone hanno preso in locazione un alloggio, trovando nel progetto un supporto per fare fronte ad una parte delle prime spese connesse all'avvio di una nuova vita autonoma, destinata a proseguire oltre il sostegno del progetto: si sono pagate alcune utenze, si è provveduto ad acquistare qualche mobile od un elettrodomestico, ad esempio. 

CI sono state poi altre 43 persone che hanno svolto un tirocinio finalizzato all'assunzione, ma per favorire la possiblità di lavorare altre 31 persone sono state supportate con servizi di baby sitting e un contributo per i trasporti.   

 

2. Gli assi portanti del progetto: la casa

L'accoglienza in famiglia è possibile grazie alle famiglie che avevano già dato la propria disponibilità nell'ambito del progetto “ProTetto – Rifugiato a casa mia” della Caritas e alle nuove famiglie che hanno aderito dopo aver partecipato agli incontri organizzati sul territorio.

Famiglie che hanno ospitato e accompagnato queste persone, nell'ottica del principio di accoglienza diffusa che promuoviamo da anni nelle Caritas diocesane.

Ma da lì si prosegue, perché le persone che hanno beneficiato del FAMI hanno potuto trovare una casa propria: sono state sostenute nella ricerca della casa, o nel pagamento delle prime rate dell'affitto o delle prime bollette, nell'ottica di poter poi proseguire in autonomia.

 

3. Gli assi portanti del progetto: lavoro e formazione

Non c'è autonomia senza lavoro. Il progetto promuove tirocini finalizzati all'assunzione in numerose aziende profit, anche multinazionali.

 

Fra i tanti partner, ad esempio, lo studio legale internazionale Baker McKenzie, che spende le proprie conoscenze e i propri contatti professionali per facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro ai rifugiati. Refugee integration program è il nome del progetto promosso da Baker McKenzie, in sinergia con Welcome. Working for refugees integration dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e FAMI Fra Noi di Consorzio Farsi Prossimo. Hanno già potuto usufruire di un tirocinio lavorativo in Baker McKenzie tre persone, inserite ai servizi generali, in reception e ai servizi informatici.

Altri rifugiati hanno trovato posto in altre grosse aziende come Decathlon, che ha formato e inserito commessi, e poi Sky, Mantero, Roberto Cavalli, Phoenix.

Anche questo progetto, come altri relativi all'abitazione e all'accoglienza, può diventare un modello da esportare: un modello anche per le aziende, perché non si porta via il lavoro, ma si fa incontro di domanda e offerta, allargando il campo dell'offerta. Per questo lo scambio e l'informazione possono essere utili a tutti, non solo in Italia.

 

4. Gli assi portanti del progetto: la comunicazione

L'obiettivo del progetto FAMI Fra Noi non è, dunque, solo l'integrazione stabile dei titolari di protezione internazionale, ma anche lo scambio fra gli operatori e la modellizzazione di un nuovo tipo di intervento.

Fra gli obiettivi, una forte sinergia fra pubblico e privato, sempre nell'ottica di un lavoro di integrazione di titolari di protezione.

Ma soprattutto si vuole anche raccontare un'altra faccia dell'immigrazione: quella per cui l'immigrazione non è solo un problema da gestire, un'emergenza da affrontare, un costo o una fatica da fare.

Il fenomeno migratorio e la sua gestione non sono solo un costo per la collettività, ma anche una opportunità persino economica
Non per “le cooperative che ci lucrano sopra”, come una certa propaganda vuol far credere, ma reale per i cittadini.

Ad esempio, i Comuni che partecipano ai progetti SPRAR o ospitato i CAS (I Centri di Accoglienza straordinaria) mettendo a disposizione del Ministero dell'Interno ricevono un “Bonus accoglienza”, e cioè una sorta di premio economico – pari a 500 euro per ogni persona accolta – che i Comuni possono usare liberamente per ciò che è necessario ai cittadini: c'è chi li ha messi a bilancio ai servizi sociali, per aiutare i cittadini in difficoltà, e chi li ha dedicati esplicitamente a chi ha perso il lavoro, oppure è possibile utilizzarli per strutture a disposizione della cittadinanza, dalla biblioteca a spazi pubblici per i bambini...