Disoccupati e rifugiati insieme per rendere Milano più bella

extrapulitaAvrebbe potuto essere un incontro complicato. 
Invece il progetto Extrapulita - promosso dal Comune, con la partecipazione della nostra cooperativa Vesti Solidale - che mette a lavorare fianco a fianco disoccupati italiani e richiedenti asilo, sta andando a gonfie vele.

Il progetto, partito nel dicembre scorso a Milano, ha l'obiettivo di rendere più bella la città: bella in senso estetico, e bella perché crea dignità e legami attraverso il lavoro.
Al lavoro ci sono alcune squadre, incaricate di tenere pulite le strade e gli spazi pubblici, formate ciascuna da un dipendente della coop Vesti solidale che dà lavoro a persone svantaggiate, un tirocinante scelto tra persone disoccupate e due volontari, richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza.

Cosimo, dopo due mesi di tirocinio, è stato già assunto. È alla vigilia dei 50 anni e fino a poco fa era disoccupato, «disoccupatissimo» dice lui, da più di un anno. Prima ha fatto di tutto: il muratore, ha lavorato in fonderia, persino l'ortolano. È separato, ha un figlio e un nipotino che cura tutti i pomeriggi, e vive con la madre a Quarto Oggiaro, proprio vicino a uno dei Centri di accoglienza straordinari per i profughi.

«In realtà loro stanno vicini al mio parrucchiere, così è capitato molte volte, quando vado a tagliarmi i capelli, di scambiare due parole con loro. Spesso stanno buttati lì al parco, senza fare nulla. Vorrebbero fare qualcosa, ma nessuno gli dice cosa. Questo progetto di Extrapulita, invece, ai ragazzi che hanno accettato la proposta di fare del volontariato piace molto, perché si sentono utili» – racconta.

Con alcuni di loro da due mesi Cosimo prende il passante tutte le mattine e vanno insieme in centro, zona Buenos Aires, dove hanno l'incarico di tenere puliti gli spazi verdi.

«Sono bravi ragazzi, abbiamo avuto l'occasione di conoscerci facendo i viaggi insieme. Hanno il terrore di rimanere senza lavoro, senza niente da fare alla fine di questo progetto. Speriamo tutti che vada avanti».

Per il momento è ancora una sperimentazione, ma gli abitanti dei quartieri coinvolti sembrano soddisfatti.
«Durante la pausa pranzo prendiamo qualcosa in panetteria con il buono pasto e mangiamo insieme sulle panchine del parco. Allora ci sono molte persone che si fermano a parlare con noi, ci chiedono chi siamo e sono contenti perché si accorgono che è più pulito. Qualcuno ci offre il caffè o il cappuccio».

Cosimo aveva legato in particolare con un ragazzo del Ghana, che da poco ha ottenuto i documenti ed è stato assunto come magazziniere alla cooperativa Vesti Solidale: «È giovanissimo, ha solo 25 anni e nel suo Paese ha moglie e quattro figli piccoli. Gli veniva da piangere ogni volta che parlava di loro. Un bravo ragazzo, sono contento che abbia avuto questo lavoro».

 

Il contest #sharejourney

 

Questa storia è stata raccolta nell'ambito del progetto di Caritas Ambrosiana #sharejourney: tutti siamo invitati a condividere un incontro con una persona sconosciuta o diversa che che ci ha, in qualche modo, segnato.

Anche nella nostra storia personale sono stati proprio gli incontri con gli altri ad aiutarci a capire meglio chi siamo, a farci conoscere qualcosa di nuovo del mondo, ad aprirci la mente e renderci migliori.

Ognuno di noi è invitato a raccontare e condividere un incontro bello con una persona diversa,per colore della pelle, cultura, religione, storia. Un incontro avvenuto nel tuo quartiere. In parrocchia. A scuola. In un campo da calcio. Al lavoro. Ovunque.

Anche voi potete condividere la vostra storia sul sito share.caritasambrosiana.it.