Persi dopo lo sbarco, si sono ritrovati nelle nostre cooperative. La bella storia di due amici profughi

my mirror scrittaUn incontro inaspettato e decisamente commovente. 
Chi ha assistito, nello scorso weekend davanti allo stand Caritas a Fa' la cosa giusta, dice «mi sono venute le lacrime agli occhi».

Il primo protagonista di questa storia è Wassiou, trentenne richiedente asilo e originario del Togo, e attualmente ospite di un centro di accoglienza a Cuveglio, in provincia di Varese, gestito dalla nostra cooperativa Intrecci.
Proprio mentre stava per partecipare all'esperienza MyMirror proposta dalla Caritas, insieme ad altri compagni e all'operatrice che li accompagnava, si è trovato faccia a faccia con un volto familiare, amico e perduto. L'altro ragazzo si chiama Diallo, ha vent'anni e invece viene dalla Guinea.

«Prima ho provato sorpresa, poi tanta gioia nel vedere che c'era ancora, che è vivo e sta bene», ha raccontato poi Wassiou.

Wassiou e Diallo si sono conosciuti un anno fa in Libia, dove entrambi stavano aspettando di poter salire su una barca che li portasse al di qua del Mediterraneo, in Europa.

Wassiou aveva lasciato il suo Paese nel dicembre del 2015 per motivi politici, «ero insegnante e ho partecipato ad alcune manifestazioni contro il governo. Questa cosa, dal governo del mio Paese, non è tollerata. Sono scappato in Gabon, ma non mi interessava venire in Europa. Non cercavo lavoro o una vita migliore, volevo solo mettermi in sicurezza».

Però il suo viaggio non si è fermato lì. Non ci ha raccontato perché, ma le cose per lui sono cambiate e ha proseguito fino alla Libia.
È stato lì, dopo mesi difficili - «perché non si trova lavoro senza documenti, ed è molto difficile avere i documenti in Libia. Devi comprarli, e costano molti soldi» - è stato mentre aspettava di imbarcarsi per l'Europa che ha incontrato Diallo.

«Stavamo in un piccolo casotto, con tante persone in attesa di partire. Abbiamo passato dieci giorni insieme chiusi là dentro, mangiavamo insieme, dormivamo insieme, e siamo diventati amici. Poi quando ci hanno finalmente imbarcato, il viaggio è stato molto difficile e pericoloso. Abbiamo passato una giornata in mare su una barca molto piccola e piena di gente, prima che trovasse la nave della Croce Rossa».

Ci sono voluti altri tre giorni prima di arrivare in Sicilia.
Anche in Sicilia sono rimasti insieme, e poi hanno preso lo stesso autobus per arrivare fino a Milano. Undici mesi fa.

«Le nostre strade si sono divise, io sono stato mandato in un centro di accoglienza a Cuveglio, e lui... non l'ho più saputo».

Fino a oggi. Diallo è accolto a Casa Papa Francesco a Cinisello Balsamo, centro gestito dalla cooperativa Farsi Prossimo, insieme ad altri 15 ragazzi tutti giovanissimi, poco più che ventenni, in attesa di sapere cosa vorrà fare l'Italia di loro.

«Diallo era felicissimo di aver ritrovato il suo amico – racconta Didier, responsabile della Casa Papa Francesco – ci ha detto che si sono scambiato il numero di telefono e hanno intenzione di rivedersi presto».

 

Il contest #scendidallapianta

 

Questa storia è stata raccolta nell'ambito del contest di Caritas Ambrosiana #scendidallapianta: tutti siamo invitati a condividere un incontro con una persona sconosciuta o diversa che che ci ha, in qualche modo, segnato.

Anche nella nostra storia personale sono stati proprio gli incontri con gli altri ad aiutarci a capire meglio chi siamo, a farci conoscere qualcosa di nuovo del mondo, ad aprirci la mente e renderci migliori.

Ognuno di noi è invitato a raccontare e condividere un incontro bello con una persona diversa,per colore della pelle, cultura, religione, storia. Un incontro avvenuto nel tuo quartiere. In parrocchia. A scuola. In un campo da calcio. Al lavoro. Ovunque.

Anche voi potete condividere la vostra storia sul sito share.caritasambrosiana.it.

Sul sito trovate il regolamento del concorso.