FILO DI ARIANNA: Inaugurata Pani e Peschi, la comunità di neuropsichiatria per adolescenti

paniepeschi

Ha aperto ufficialmente le porte - con un evento di inaugurazione lunedì 24 ottobre 2016 - “Pani e Peschi”, la nuova casa per gli adolescenti milanesi che soffrono di disturbi psichiatrici.

Puoi riascoltare lo spettacolo di inaugurazione della comunità qui, grazie a Shareradio.

La "Pani e Peschi" una struttura riabilitativa terapeutica di neuropsichiatria per minori, che potrà ospitare fino a 10 ragazzi, maschi e femmine, tra i 14 e i 17 anni, gestita dalla nostra cooperativa Filo di Arianna del Consorzio Farsi Prossimo e sita in via Consolini 3, nel quartiere Gallaratese, a Milano.

 

La cooperativa Filo di Arianna ha ampia esperienza nel campo della salute mentale, da oltre 15 anni gestisce comunità terapeutiche-riabilitative, strutture assistenziali e appartamenti di residenzialità leggera dedicati a giovani e adulti che convivono con una sofferenza psichica da lieve a grave.

Si occupa da alcuni anni, in collaborazione con la Fondazione IRCCS Policlinico di Milano, di servizi educativi rivolti a ragazzi nell’ambito di un progetto rivolto alle acuzie psichiatriche in adolescenza.

È la prima volta però che apre una comunità residenziale terapeutica – una vera e propria casa che diventa “luogo di cura” – dedicata a minori con disagio psichico.

 

Chi sono gli adolescenti accolti

“Pani e Peschi” è una Struttura Riabilitativa Terapeutica accreditata dall'ATS di Milano (ex ASL). Gli adolescenti ospitati saranno prevalentemente residenti milanesi, e un’attenzione particolare sarà dedicata a ragazzi già accolti in altre comunità simili, ma fuori dalla Lombardia, in modo da favorire dove opportuno l'avvicinamento a casa e al proprio territorio.

I minori che troveranno accoglienza alla “Pani e Peschi” sono accomunati spesso da storie traumatiche o di carenze significative nell’ambito degli affetti e delle relazioni, oltre che da vissuti adolescenziali particolarmente sofferenti e resi più complessi dalla concomitanza di significativi disturbi della loro emotività e personalità che li portano a e comportamenti anche pericolosi per sé.

Proprio perché sono persone ancora in età evolutiva, spesso non hanno ancora strutturato un quadro clinico definito: la scommessa è proprio che il loro disagio psichico possa trovare un’adeguata compensazione e si possa evitare la cronicizzazione del disturbo.

 

Il percorso di cura

paniepeschi ufficiLa comunità può accogliere fino a 10 ragazzi contemporaneamente: il tempo di permanenza sarà diverso per ciascun ospite (da qualche mese a qualche anno) e sarà scandito secondo gli obiettivi di un progetto terapeutico riabilitativo individualizzato.

La comunità, come previsto dalla normativa regionale, si è organizzata – progettualmente e come équipe – per gestire livelli di gravità diversi, in cui per alcuni periodi alcuni ospiti possono manifestare disturbi particolarmente complessi e instabili.

I ragazzi saranno affiancati da medici psichiatri e neuropsichiatri, psicologi, educatori professionali, terapisti della riabilitazione psichiatrica, un terapista della neuropsicomotricità dell'età evolutiva, oltre a infermieri professionali e operatori socio sanitari.

L'équipe degli operatori lavorerà con i ragazzi perché possano, dopo un percorso riabilitativo, rientrare in famiglia, anche costruendo una rete con il territorio (dalla scuola ai vari servizi che possano essere di supporto) e lavorando nel frattempo con la famiglia stessa perché acquisisca la consapevolezza e gli strumenti relazionali necessari.

Laddove non sarà possibile un rientro a casa, i ragazzi saranno accompagnati verso soluzioni alternative, più o meno autonome a seconda dei loro bisogni, come comunità dedicate o appartamenti di Residenzialità leggera, che permettano loro il raggiungimento della maggior autonomia possibile e una adeguata integrazione sociale.

 

La vita quotidiana nella comunità

paniepeschi stanzaLa giornata di ciascun ragazzo sarà strutturata a seconda delle possibilità e del progetto di ciascuno. Chi sarà in condizione di farlo, al mattino andrà a scuola o seguirà attività formative e di inserimento lavorativo, anche per favorire un legame con il territorio e con il quartiere e la possibilità di confrontarsi con la realtà esterna.

Per chi non fosse possibile, resterà all'interno della comunità e seguirà attività individuali o di gruppo, a seconda del bisogno.

Nel pomeriggio invece saranno proposte attività laboratoriali - ad esempio di arteterapia, teatro, musica, produzioni multimediali - e psico-educative, oltre a gruppi di confronto e discussione.

Ovviamente ci sarà lo spazio per le normali attività di qualunque adolescente: i compiti e lo studio, la frequentazione di amicizie, lo sport e la collaborazione nella vita domestica, nella pulizia e nel riordino della casa, o nella preparazione dei pasti.

Dopo cena, tempo di relax, con la visione di un film insieme e altre attività ricreative e di riposo.

Lo spazio esterno alla casa dà infine anche la possibilità anche di coinvolgere i ragazzi in attività di risistemazione del giardino, degli spazi comuni, della coltivazione di un piccolo orto.

 

La struttura

La comunità è strutturata su due piani: al piano terra la zona giorno con la cucina, un salottino per il relax e la tv, una grande sala da pranzo che potrà essere usata anche per i compiti e le attività. C'è una zona dedicata agli uffici del personale: la segreteria, gli uffici per i colloqui con psicologi e medici, per gli incontri con i familiari o per attività individuali. È presente anche una grande sala con un palcoscenico: uno spazio utile per attività laboratoriali e più fisiche.

Al primo piano invece le camere dei ragazzi (quattro doppie e due singole) con i bagni e la stanza dell'operatore in turno per la notte.

La casa e le sue infrastrutture sono state messe in sicurezza per garantire il contenimento e la protezione necessari.

Il nuovo centro è stato aperto nella struttura che fino a pochi mesi fa ospitava la comunità “Teresa Gabrieli”, la casa di accoglienza di malati di Aids gestita dalla cooperativa Filo di Arianna per conto di Caritas Ambrosiana, e che da agosto si è trasferita nei locali adiacenti, sempre di proprietà della parrocchia di San Romano e concessi in uso a Caritas.

La parrocchia, che già negli anni precedenti aveva messo a disposizione di Caritas tali spazi per attività di accoglienza, sempre gestite dalla cooperativa Filo di Arianna, ha risposto con rinnovata disponibilità all’esigenza di questa nuova progettazione.