Portiamo a Milano il barcone degli innocenti

barcone innocentiRilanciamo l'appello promosso da Repubblica per portare a Milano il barcone colato a picco il 18 aprile 2015 con il suo carico di 800 vittime, che il Governo Italiano, in particolare il Commissario Straordinario per le Persone Scomparse sta cercando di identificare. Mentre procede l'attività identificativa dei migranti annegati, si cerca, tramite questo appello, di portare il barcone nell'area espositiva che si vuole creare, secondo un protocollo di intesa tra Università degli Studi di Milano e Comune di Milano, presso due palazzine storiche del Cimitero Maggiore, antistante l’area Expo. Questa struttura prevede tra le altre cose, un’area espositiva sull’apporto delle scienze per i diritti umani al fine di informare e educare sulle tematiche delle violazioni dei diritti fondamentali dell'uomo (e contrastare maltrattamento, tortura, traffico di persone e altri crimini).

 

L’attività identificativa delle vittime di questo specifico naufragio è iniziata nel 2015 e ha visto impegnate l’Università degli Studi di Milano insieme a quelle di Palermo, Messina e Catania; ora anche altre Università (attualmente Bari, Brescia, Ancona, Parma, Ferrara, Bologna, Milano Bicocca) si sono unite alla rete medico legale per le indagini autoptiche.
L’Italia per prima sta restituendo a questi morti e ai loro cari la dignità e il rispetto dovuti: come per qualunque altro disastro anche queste vittime hanno il diritto di essere identificate e i loro cari il diritto a conoscere il destino di figli, fratelli e genitori non soltanto per motivi etici ma anche legali e amministrativi (pensate solo agli orfani nei paesi di origine che senza certificato di morte dei genitori non possono ricongiungersi a parenti in Europa).
Durante gli ultimi giorni di giugno il barcone è stato svuotato del suo carico e si è svelata la tremenda realtà di queste traversate: il trattamento disumano, il traffico di ragazzi e bambini, la speculazione sulla speranza. Questo barcone, con i suoi spazi angusti, la sua stiva minuscola che conteneva 5 persone a metro quadro, le sue assi rotte e le lacerazioni nei fianchi, è un simbolo di ogni violazione dei diritti umani – e per questo non puo’ essere smantellato ma va conservato a futura memoria.

Per saperne di più: appello di Repubblica, articolo di The Lancet Global Health