Sociosfera: come avviene l'accoglienza dei profughi

sociosfera cas lavoro2Dal 2016 la cooperativa Sociosfera, che ha sede a Seregno ma lavora in molti comuni della Brianza, tra i propri servizi mette in campo anche progetti di accoglienza e integrazione di migranti e richiedenti asilo, nell'ambito dei bandi della Prefettura per l'accoglienza straordinaria, i cosiddetti Cas – Centri di accoglienza straordinaria, appunto, all'interno della RTI Bonvena.

«Gestiamo, in collaborazione di una rete di realtà locali, anche degli appartamenti per l'accoglienza straordinaria dei profughi arrivati nel nostro territorio - ci ha spiegato la presidente di Sociosfera, Antonella Castelli. - Oggi possiamo accogliere 79 persone, in ospitalità diffusa».

Ospitalità diffusa appunto, parola chiave che è anche un principio guida per l'accoglienza degli stranieri: non grandi centri ma piccoli appartamenti o micro comunità, che permettano e favoriscano la conoscenza delle persone e la loro integrazione nel territorio.

Quasi tutti gli appartamenti sono infatti destinati a circa 4 o 5 ospiti ciascuno. Gli appartamenti sono distribuiti sul territorio di Monza, Limbiate, Seveso, Renate, Correzzana, Cesano Maderno e di Muggiò.
Negli ultimi mesi l'esperienza si è allargata anche alla provincia di Milano, con un appartamento a Cinisello Balsamo e l'avvio dell'esperienza dei corridoi umanitari che hanno permesso l'arrivo di una mamma eritrea con il proprio bambino, oggi ospitati a Gaggiano e affiancati nel loro percorso di integrazione da una famiglia italiana.

 

Chi sono i profughi accolti?

Quelli che consideriamo giovani uomini, stranieri e pericolosi, possiamo vederli con un altro sguardo: ragazzi, spesso appena maggiorenni, che hanno affrontato un viaggio tremendo da adolescenti o poco più.

«Accoglienza per noi significa accompagnamento non solo civico ma anche educativo. A maggior ragione se ricordiamo che prima che essere rifugiati, che provengono da un ambiente socialmente diverso e da una cultura diversa, sono innanzitutto ragazzini, spesso appena maggiorenni: per cui noi mettiamo in campo anche un accompagnamento educativo in una età che è ancora evolutiva, o per ragazzi che proprio nella fase dell'adolescenza hanno passato i peggiori traumi da sopportare».

 

Formazione, lavoro e volontariato

Sociosfera ha, in questo progetto, un punto in più: partecipa infatti al Fondo di solidarietà Hope, che permette ad ogni partner della Rete Bonvena (e quindi anche a Sociosfera)  di accantonare parte della quota destinata all'accoglienza di ciascuno in un "salvadanaio". Si tratta di un piccolo polmone economico che consente al giovane migrante, al termine del periodo di presa in carico, di partire nella propria vita autonoma: che sia un aiuto per il primo affitto o per un corso di formazione professionale.

«Viene costituito un accantonamento che serve poi a dotare il richiedente protezione di un piccolo fondo al momento della dismissione e che consente di finanziare la formazione, i tirocini, i corsi ulteriori: non solo quelli di lingua italiana ma anche altri più specifici, che diano opportunità professionali».

sociosfera cas lavoroSono corsi che permettono di imparare un mestiere in modo molto pratico: formazione specifica per addetti alla ristorazione, alla cucina, alle pulizie, al giardinaggio, ma anche alle imbiancature o montaggio impalcature, da piastrellista,o anche da assistenti familiari.

In più, quasi tutti i ragazzi sono impegnati come volontari, da aiuto in attività di giardinaggio o aiuto in centri e servizi di solidarietà del paese in cui stanno vivendo.

L'esperienza del volontariato è per loro una risorsa importante: per questo cercano di coinvolgere i giovani migranti in associazioni locali, perché li aiuti a conoscere, a farsi conoscere, a integrarsi nella nuova comunità in cui vivono.

«C'è, in molti comuni, una buona collaborazione con le amministrazioni pubbliche, in particolare con i settori dei servizi sociali che fanno da mediatori con le associazioni locali: ci permettono di conoscere persone e opportunità, e di presentare e inserire poi i nostri ragazzi come volontari. Questo secondo noi è una buona opportunità di conoscenza del territorio e di integrazione, che va approfondita».

 

Le case in cui abitano

«Nella fase di avvio di ogni progetto di accoglienza troviamo spesso delle resistenze iniziali da parte della comunità o dei vicini di casa – racconta Castelli – Ma con il tempo e la consocenza reciproca, e grazie al lavoro di rete con tutte le realtà che vengono coinvolte, possiamo dire che tutte le nostre esperienze sono positive. Anzi, abbiamo delle vere e proprie punte di eccellenza per quanto riguarda le esperienze di volontariato e le collaborazioni con le associazioni del territorio».

Le abitazioni che fanno capo alla cooperativa Sociosfera sono gestite in loco da un coordinatore e da un case manager che si occupano della gestione operativa quotidiana della casa e di rendere effettivo il piano di accoglienza e integrazione, con tutte le garanzie per i proprietari degli appartamenti tra cui la massima cura della casa e i buoni rapporti di vicinato.

«Abbiamo conosciuto la cooperativa Sociosfera Onlus nel 2016, poiché avevamo un appartamento da affittare, e Sociosfera che si occupa, tra le altre cose, anche dell’accoglienza profughi, ci fece la proposta. - è la testimonianza di un uomo, proprietario di un appartamento oggi affittato alla Sociosfera. - Inizialmente eravamo titubanti, ma comunque accettammo. Oggi ho visto e posso dire che i profughi sono seguiti costantemente e gestiti da uno staff di responsabili e coordinatori molto attivi e competenti. Sta di fatto che da uno alla fine abbiamo deciso di affittare loro altri due appartamenti».