Detto Fatto: la scelta controcorrente del "tempo indeterminato"

 

lavoroLa Detto Fatto è una cooperativa sociale di tipo B: significa che dà opportunità di lavoro a persone socialmente svantaggiate.
Oggi danno lavoro a circa 80 persone.

Uno degli obiettivi dichiarati di questa cooperativa di Consorzio è quello di dare continuità: al lavoro, alla vita. E dare così una sicurezza alle persone.

«La cooperativa vuole offrire un momento di ripartenza a chi sta vivendo difficoltà economiche e sociali, un posto di lavoro dove si può prendere in mano con un po' di tranquillità la propria vita e ripartire da quel punto. E adesso più che mai riteniamo importante questa possibilità di avere un punto fermo - ci spiega Gigi Saracino, coordinatore dei servizi della cooperativa Detto Fatto. – Con questo non vogliamo che l'approdo alla Detto Fatto sia definitivo, tutt'altro.

Il nostro obiettivo è creare anche le condizioni per cui le persone, oltre alla ripartenza, abbiano poi la possibilità di continuare altrove: la cooperativa non deve essere un “cronicario”.
Stabilità vuol dire che le persone, per poter credere in un nuovo progetto di vita, hanno bisogno di tempo, e il fatto di sentirsi garantiti per un certo periodo dà più energia, più voglia di andare avanti».

Lo strumento principale che usano per dare questa stabilità, questo “punto fermo”, che permetta poi alle persone di lanciarsi in avanti è una scelta decisamente controcorrente, almeno negli ultimi 15 anni: il contratto a tempo indeterminato.

«Il contratto a tempo indeterminato dà quella sensazione di sicurezza che permette di fare progetti a lungo termine, che sono poi quelli che aiutano una persona a ripartire. Vivere alla giornata, invece, non aiuta affatto a ripartire.
Il tempo indeterminato è una di queste leve: non è sicuramente l'unica, ma di certo la differenza tra tempo determinato e indeterminato c'è».

Sfatiamo un mito: il tempo indeterminato non è necessariamente solo un costo per un'azienda.

«Lavorando in Detto Fatto mi sono reso conto che le persone non sono un peso da un punto di vista lavorativo per un'azienda, ma sono un valore. Il fatto di coinvolgere i dipendenti in un progetto globale che contempla sia chi dà il lavoro sia chi lo esegue è uno scambio a doppio senso.
Il tempo determinato toglie un po' questo coinvolgimento: si dà per il tempo necessario, si prende per il tempo necessario, e nulla più. Ma coinvolgendo e dando prospettive tutti fanno di meglio».

 

C'è una bella storia, che è un po' il simbolo di questa continuità: è quella di una donna, con una disabilità psichica, che è dipendente della cooperativa dal 1988.
soundcloudLa potete ascoltare qui.