La raccolta degli abiti usati fra trasparenza e il malaffare

ilsalvagente 092017Segnaliamo il dossier  "La seconda vita dei cenci" pubblicato nel numero di novembre 2017 di Il Salvagente, che fa chiarezza sulle raccolte di abiti usati, sulla legislazione e sulle finalità dei vari soggetti che se ne occupano.
Un'azione necessaria, dopo i recenti episodi di malcostume e criminalità oggetto di inchieste giornalistiche e provvedimenti della magistratura.

La trasparenza è una caratteristica del progetto Dona Valore, realizzato dalla Rete R.I.U.S.E. di cui fa parte Consorzio Farsi Prossimo con la consorziata Vesti Solidale.

Il progetto raccoglie, nella sola diocesi di Milano circa 8mila tonnellate all'anno, la cui vendita permette non solo la creazione e il mantenimento dei posti di lavoro per la raccolta stessa ma anche la realizzazione di altri progetti sociali, documentati anno per anno nel sito di progetto.

L'organizzazione della rete R.I.U.S.E. prevede che la raccolta sia affidata soltanto a cooperative sociali di tipo B, ossia finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate e che i ricavi generati dalla vendita di quanto raccolto sia destinata alla creazione di altri progetti solidali delle stesse cooperative e a sostenere progetti  di cooperative sociali di tipo A. Sono sempre i volontari di Caritas Ambrosiana che si occupano di distribuire abiti usati alle famiglie bisognose.
Inoltre Vesti Solidale ha avviato il progetto Share - Second Hand Reuse, la prima catena di punti ventida di abbigliamento usato solidale.