INTRECCI: Due rifugiati in servizio al campo scout di Saronno

Cambusieri scout 300x400Quest'estate a Bosco di Tretto vicino a Schio, al campo degli scout di Saronno, a fare da mangiare come cambusieri ai piccoli lupetti, i bambini tra gli 8 e i 12 anni, c'erano due presenze speciali: due giovani rifugiati, sono ospitati nel Centro SPRAR di Caronno Pertusella, nel Varesotto alle porte di Saronno, e gestito dalla nostra cooperativa Intrecci.

Insieme ad altri volontari si sono occupati della cucina, del lavaggio delle stoviglie e di altre attività logistiche.

 

«Noi siamo alla costante ricerca di opportunità nelle quali le persone che ospitiamo, richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale, non siano tanto dei fruitori di interventi di aiuto, ma siano protagonisti di occasioni di scambio, possano essere utili alle comunità che li ospitano, possano. – spiega Giulia Telaro, responsabile del Centro SPRAR di Caronno – Gli scout ci sono sembrati un gruppo perfetto per sperimentare una collaborazione, proprio per il loro stile improntato all'apertura all'altro e alla condivisione».

 

I due ragazzi hanno 18 e 21 anni e vengono dal Gambia e dal Mali. Sono in Italia da poco più di un anno e Karamo, da poco maggiorenne, ha affrontato il viaggio dall'Africa da solo, senza genitori, e nel primo periodo è stato accolto in una comunità per minori stranieri non accompagnati.

Qui hanno ottenuto un permesso di protezione umanitaria.

 

«Ho imparato a cucinare tante ricette italiane», ha raccontato Boubacar, che non si è mai tirato indietro nei lavori più faticosi, dal tagliare quintali di cipolle al lavare grossi pentoloni.

«Ho giocato tantissimo con i bambini: non erano mai stanchi e mi chiamavano sempre per stare con loro», è invece il ricordo più bello di Karamo, che ha messo tutto il suo entusiasmo e le sue energie nel far divertire i più piccoli.

scout 2«Per i due ragazzi è stata un'opportunità per creare relazione con dei coetanei, perché in effetti hanno più o meno l'età degli altri educatori presenti al campo. E il fatto di essere stati al servizio di altri, soprattutto bambini, ha dato loro uno stimolo forte. – racconta ancora Giulia Telaro. – Noi del Centro SPRAR li abbiamo visti come sbocciati, al loro rientro. Anche nelle relazioni all'interno del Centro».

 

Un’esperienza che è stata speciale anche per il gruppo di scout che li ha ospitati.

«È stato un bell’incontro reciproco, uno scambio di culture e di vita, – ha raccontato uno dei cambusieri. – Abbiamo cercato di incastrare le religioni e le culture: i ragazzi cucinavano per i bambini cibo che non potevano mangiare, e noi stavamo attenti a preparare sempre qualcosa per loro. Ogni giorno hanno partecipato alle preghiere con i bambini senza farsi problemi e noi abbiamo sempre rispettato i loro momenti di preghiera».

 

Ma cos'è un Centro SPRAR?

SPRAR significa letteralmente Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati, che fa capo al ministero dell'Interno, che lo finanzia e lo regolamenta. Un modello per l'accoglienza considerato davvero valido e funzionante.

Si struttura con progetti di accoglienza su tutto il territorio nazionale. Titolari dei singoli progetti sono gli enti locali: possono essere quindi comuni o province, in pratica, che poi ne affidano la gestione operativa solitamente a enti no profit.

 

«Nel nostro caso il titolare del progetto è il comune di Caronno Pertusella, che ha affidato la gestione alla Caritas Ambrosiana, la quale opera sul territorio attraverso le cooperative del Consorzio Farsi Prossimo, in questo caso noi di Intrecci – spiega ancora Giulia. – Il nostro obiettivo è accompagnare gli ospiti verso una riacquisizione dell'autonomia. In pratica, definiamo progetti individuali con le persone, insieme a ciascuno di loro, che prevedano l'apprendimento della lingua italiana, una formazione professionale, l'inserimento nel mondo del lavoro e la ricerca di una casa che possano poi mantenersi da soli. Insomma, li accompagniamo verso l'inizio di una vita autonoma in Italia».

 

Il Centro SPRAR di Caronno ha attualmente 35 posti, in parte per uomini soli (e molti, come Karamo, sono ragazzi molto giovani arrivati in Italia soli e minorenni), in parte per nuclei familiari.

Gli ospiti in questo momento vengono da Pakistan, Afghanista, Nigeria, Gambia e Senegal.